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“Nel pomeriggio sostai alcuni istanti nell’atrio presso l’orto, e mi sedetti su una panca. I pulcini, credendomi la loro buona dispensiera, mi circondarono ben presto, presero d’assalto il mio grembo, e poi si allinearono tutti sull’orlo dello schienale della panca. Pensavo al S.Padre Francesco, e li lasciai fare indisturbati, e poi sentii il bisogno di imprestare ad essi il mio cuore, perché potessero anche loro amare Gesù tanto quanto lo bramo io. Uno di essi, essendo rimasto in grembo, tentai accarezzarlo, ed esso si impaurì, e il suo cuoricino prese a battere forte, forte.
Volli calmarlo, e perciò lo strinsi a me, e lo tenni presso il mio cuore, finché fu tranquillo.
Ci prendeva gusto, e se ne stava quieto, ma io lo lasciai andare a raggiungere i compagni e ritornai in Coro ad adorare Gesù. Non pensavo più a questo fatto insignificante, ma la grazia me lo illustrò.
Se Consolata aveva avuto compassione di quel povero pulcino, solo perché spaurito, e aveva sentito il bisogno di stringerselo al cuore, per tranquillizzarlo, quanto più il Cuore di Gesù che è Cuore umano sentiva compassione della povera anima mia! E sentiva il bisogno di stringermi al Suo Divin Cuore!
[...] Gesù, sono il Tuo pulcino!” (pagg. 456-457).
365 GIORNI con SUOR M.CONSOLATA BETRONE
"Appunti in Coro"
Edito dalla Libreria Vaticana